lunedì 13 dicembre 2010
lunedì 6 dicembre 2010
Lorenzo Lotto - Annunciazione (Recanati)
Quando Maria stava per dire "No".
Ma guai, guai al mondo, se ciascuna donna non avesse il diritto di dire quel "No".
A volte fa male, a volte uccide. A volte questa espressione ci resta negli occhi per tutta la vita. Ma senza questa libertà nulla avrebbe più senso.
sabato 4 dicembre 2010
venerdì 3 dicembre 2010
Immagina il tuo dolore
Immagina il tuo dolore, immaginalo come una cosa reale, fisica, immaginalo come materia.
Immagina di poterlo toccare, di prenderlo in mano e di togliertelo dal cuore, di toglierlo tutto, senza lasciarne neanche una briciola.
Immagina poi di riporlo piano piano in una scatola, magari una vecchia scatola di legno, con due grosse maniglie sui lati. Poi mettici sopra il coperchio di legno e inchidalo alla scatola.
Lega poi alle maniglie un pallone, uno di quei grossi palloni usati dai meteorologi per trasportare in quota le loro sonde.
Allora vedrai quella scatola innalzarsi, prima lentamente, poi sempre più rapida. La vedrai sempre più piccola, sempre più lontana, finchè sarà solo un puntino, un piccolo puntino nero, lontano nel cielo.
E salirà, salirà ancora, fino alle stelle e ancora più su. Fino al cielo infinito, e ancora più su. Finchè arriverà nel Luogo della Gloria Eterna.
E lì ci sarà una donna a riceverlo. Ci sarà la Donna, forse l'unica che abbia mai dato un senso pieno a questa parola: ci sarà Maria.
Ella taglierà delicatamente il filo e scoperchierà la scatola. Ci vedrà dentro tutte le tue misere pene e se ne prenderà cura, come tutte le mamme del mondo. Forse sul suo volto, in quel momento, ci sarà un sorriso. E' lo stesso sorriso che c'è sul volto di ogni mamma alla vista del figlio che piange disperatamente per ogni piccola stupidaggine.
Questo è il modo per liberarti dal tuo dolore. Non sarà per sempre, però, perchè il dolore ritornerà. Ma allora non avrai altro da fare che rispedirlo ancora allo stesso modo. E se mille volte ritornasse, mille volte lo rispedirai.
Forse ritornerà sempre, questo non lo so. Ma se anche così fosse, pensa a quante volte avrai regalato un sorriso alla tua Mamma celeste.
E neppure uno di quei sorrisi andrà perduto o sarà dimenticato. Mai.
Immagina di poterlo toccare, di prenderlo in mano e di togliertelo dal cuore, di toglierlo tutto, senza lasciarne neanche una briciola.
Immagina poi di riporlo piano piano in una scatola, magari una vecchia scatola di legno, con due grosse maniglie sui lati. Poi mettici sopra il coperchio di legno e inchidalo alla scatola.
Lega poi alle maniglie un pallone, uno di quei grossi palloni usati dai meteorologi per trasportare in quota le loro sonde.
Allora vedrai quella scatola innalzarsi, prima lentamente, poi sempre più rapida. La vedrai sempre più piccola, sempre più lontana, finchè sarà solo un puntino, un piccolo puntino nero, lontano nel cielo.
E salirà, salirà ancora, fino alle stelle e ancora più su. Fino al cielo infinito, e ancora più su. Finchè arriverà nel Luogo della Gloria Eterna.
E lì ci sarà una donna a riceverlo. Ci sarà la Donna, forse l'unica che abbia mai dato un senso pieno a questa parola: ci sarà Maria.
Ella taglierà delicatamente il filo e scoperchierà la scatola. Ci vedrà dentro tutte le tue misere pene e se ne prenderà cura, come tutte le mamme del mondo. Forse sul suo volto, in quel momento, ci sarà un sorriso. E' lo stesso sorriso che c'è sul volto di ogni mamma alla vista del figlio che piange disperatamente per ogni piccola stupidaggine.
Questo è il modo per liberarti dal tuo dolore. Non sarà per sempre, però, perchè il dolore ritornerà. Ma allora non avrai altro da fare che rispedirlo ancora allo stesso modo. E se mille volte ritornasse, mille volte lo rispedirai.
Forse ritornerà sempre, questo non lo so. Ma se anche così fosse, pensa a quante volte avrai regalato un sorriso alla tua Mamma celeste.
E neppure uno di quei sorrisi andrà perduto o sarà dimenticato. Mai.
mercoledì 1 dicembre 2010
sabato 27 novembre 2010
domenica 21 novembre 2010
Direi che il semplice è il vero, e il vero è semplice. Il nostro problema consiste nel fatto che, per i troppi alberi, non riusciamo più a vedere la foresta; che con tutto questo sapere non troviamo più la sapienza. In questo senso anche Saint-Exupéry nel Piccolo principe ha ironizzato sull'intelligenza del nostro tempo, mostrando come essa trascuri l'essenziale e che invece il Piccolo principe, che di tutte quelle cose intelligenti nulla capisce, in fin dei conti vede di più e meglio.
Benedetto XVI
Benedetto XVI
martedì 16 novembre 2010
Gabriele Marconi - Piccolo Attila
Eh sì, iniziava proprio un anno fa.
Comunque, grazie a Dio per ciò che è stato. Tutto il resto sia a Sua maggior gloria.
lunedì 8 novembre 2010
domenica 7 novembre 2010
sabato 6 novembre 2010
C'è tempo - Ivano Fossati
Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno, teso,
come un lino, a sventolare.
martedì 2 novembre 2010
domenica 31 ottobre 2010
venerdì 22 ottobre 2010
mercoledì 20 ottobre 2010
lunedì 18 ottobre 2010
domenica 17 ottobre 2010
Quanto vorrei scrivere quello che sento, quanto vorrei esserne capace. Stare come un cane senza il branco: solo, ferito, tradito, affamato. Sentire il bisogno di gridare forte ma non esserne capace e anche essendone capace sapere che nessuno ascolterà. Affidare alla rete solo un mugolio strozzato.
Però sapere anche di avere sempre tenuto la schiena diritta, di non avere mai mollato un centimetro e di non avere mai camminato sulla testa di nessuno. Tutto davvero fuori moda, ma se un giorno Qualcuno tirerà le somme ne dovrà tener conto.
Però sapere anche di avere sempre tenuto la schiena diritta, di non avere mai mollato un centimetro e di non avere mai camminato sulla testa di nessuno. Tutto davvero fuori moda, ma se un giorno Qualcuno tirerà le somme ne dovrà tener conto.
venerdì 15 ottobre 2010
mercoledì 13 ottobre 2010
Quello che veramente ami rimane
Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità
Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
Ezra Pound (Cantos Pisani, 81)
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità
Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
Ezra Pound (Cantos Pisani, 81)
martedì 12 ottobre 2010
domenica 10 ottobre 2010
Brutte imitazioni
Perché tutto, assolutamente tutto, mi sembra una brutta imitazione di quando c'eri tu? Ovunque vedo la stessa differenza che corre tra un quadro di Raffaello e lo scarabocchio di un suo volgare imitatore: un abisso incolmabile. In nessuna trovo quello che in te nasceva così semplice e naturale. Sarà sempre così?
sabato 9 ottobre 2010
venerdì 8 ottobre 2010
mercoledì 6 ottobre 2010
martedì 5 ottobre 2010
The Rhythm Of Time
There's an inner thing in every man,
Do you know this thing my friend?
It has withstood the blows of a million years,
And will do so to the end.
It was born when time did not exist,
And it grew up out of life,
It cut down evil's strangling vines,
Like a slashing searing knife.
It lit fires when fires were not,
And burnt the mind of man,
Tempering leandened hearts to steel,
From the time that time began.
It wept by the waters of Babylon,
And when all men were a loss,
It screeched in writhing agony,
And it hung bleeding from the Cross.
It died in Rome by lion and sword,
And in defiant cruel array,
When the deathly word was 'Spartacus'
Along with Appian Way.
It marched with Wat the Tyler's poor,
And frightened lord and king,
And it was emblazoned in their deathly stare,
As e'er a living thing.
It smiled in holy innocence,
Before conquistadors of old,
So meek and tame and unaware,
Of the deathly power of gold.
It burst forth through pitiful Paris streets,
And stormed the old Bastille,
And marched upon the serpent's head,
And crushed it 'neath its heel.
It died in blood on Buffalo Plains,
And starved by moons of rain,
Its heart was buried in Wounded Knee,
But it will come to rise again.
It screamed aloud by Kerry lakes,
As it was knelt upon the ground,
And it died in great defiance,
As they coldly shot it down.
It is found in every light of hope,
It knows no bounds nor space
It has risen in red and black and white,
It is there in every race.
It lies in the hearts of heroes dead,
It screams in tyrants' eyes,
It has reached the peak of mountains high,
It comes searing 'cross the skies.
It lights the dark of this prison cell,
It thunders forth its might,
It is 'the undauntable thought', my friend,
That thought that says 'I'm right! '
Bobby Sands
Do you know this thing my friend?
It has withstood the blows of a million years,
And will do so to the end.
It was born when time did not exist,
And it grew up out of life,
It cut down evil's strangling vines,
Like a slashing searing knife.
It lit fires when fires were not,
And burnt the mind of man,
Tempering leandened hearts to steel,
From the time that time began.
It wept by the waters of Babylon,
And when all men were a loss,
It screeched in writhing agony,
And it hung bleeding from the Cross.
It died in Rome by lion and sword,
And in defiant cruel array,
When the deathly word was 'Spartacus'
Along with Appian Way.
It marched with Wat the Tyler's poor,
And frightened lord and king,
And it was emblazoned in their deathly stare,
As e'er a living thing.
It smiled in holy innocence,
Before conquistadors of old,
So meek and tame and unaware,
Of the deathly power of gold.
It burst forth through pitiful Paris streets,
And stormed the old Bastille,
And marched upon the serpent's head,
And crushed it 'neath its heel.
It died in blood on Buffalo Plains,
And starved by moons of rain,
Its heart was buried in Wounded Knee,
But it will come to rise again.
It screamed aloud by Kerry lakes,
As it was knelt upon the ground,
And it died in great defiance,
As they coldly shot it down.
It is found in every light of hope,
It knows no bounds nor space
It has risen in red and black and white,
It is there in every race.
It lies in the hearts of heroes dead,
It screams in tyrants' eyes,
It has reached the peak of mountains high,
It comes searing 'cross the skies.
It lights the dark of this prison cell,
It thunders forth its might,
It is 'the undauntable thought', my friend,
That thought that says 'I'm right! '
Bobby Sands
lunedì 4 ottobre 2010
Temporale
Passando, s’incontra all’improvviso qui la vecchia
quercia gigantesca, alce pietrificato dalla
chioma sconfinata sulla fortezza nero-verde del mare di settembre.
Temporale del nord. È il tempo in cui maturano
grappoli di nespole. Vegliando al buio si sentono
scalpitare le costellazioni alle loro poste in alto sopra l’albero.
Tomas Tranströmer (trad. Maria Cristina Lombardi)
quercia gigantesca, alce pietrificato dalla
chioma sconfinata sulla fortezza nero-verde del mare di settembre.
Temporale del nord. È il tempo in cui maturano
grappoli di nespole. Vegliando al buio si sentono
scalpitare le costellazioni alle loro poste in alto sopra l’albero.
Tomas Tranströmer (trad. Maria Cristina Lombardi)
Ciao Anima bella
…"passavo da quelle parti" e… Grazie ancora di tutto. E chissà che un giorno le nostre strade non si incrocino. Di nuovo…
...
ma nell’ intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domanda,
punge il rovaio d’un dubbio eterno, un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l’ inverno per desiderare una nuova estate
punge il rovaio d’un dubbio eterno, un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l’ inverno per desiderare una nuova estate
Attendite
Attendite a falsis prophetis, qui veniunt ad vos in vestimentis ovium, intrinsecus autem sunt lupi rapaces.
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